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Decadentismo (Pascoli - D'annunzio)1- Da dove deriva la denominazione Decadentismo? Il termine "decadente" ebbe, in origine, un senso negativo; fu infatti rivolto contro alcuni poeti che esprimevano lo smarrimento delle coscienze e la crisi di valori di fine Ottocento, sconvolto dalla rivoluzione industriale, dai conflitti di classe, da un progressivo scatenarsi degli imperialismi, dal decadere dei più nobili ideali romantici. Questi poeti avvertirono il fallimento del sogno più ambizioso del Positivismo: la persuasione che la scienza, distruggendo le "superstizioni" religiose, sarebbe riuscita a dare una spiegazione razionale ed esauriente del mistero della vita e avrebbe posto i fondamenti di una migliore convivenza degli uomini. 2- Crisi dei valori: a) Quali sono i presupposti filosofici e storici? · Filosofici_ Le componenti culturali del Decadentismo vanno individuate nel "superomismo" di Nietzsche, nell' "intuizionismo" di Bergson e nella scoperta dell'inconscio di Freud. b) Da cosa si vede in letteratura? Nato in un'epoca di spinte materiali e intellettuali contraddittorie, che vide rinnovamento del sistema produttivo e stagnazione economica, repressione delle masse popolari e attenzione per la questione sociale, il decadentismo ha radici filosofiche nelle correnti irrazionalistiche che, alla fine dell'Ottocento, convivevano con il razionalismo positivistico dal quale era nata la letteratura. Al centro della sensibilità decadente sta il rifiuto dell'esistenza quietamente borghese e "normale" e la valorizzazione di tutto ciò che pare sottrarsi ad essa. Di qui deriva una serie di atteggiamenti che isolatamente o combinati tra loro fornisce la cifra di tale sensibilità e della conseguente poetica. L'estetismo, atteggiamento assai diffuso, che assegna la preminenza ai valori estetici, arrivando a negare tutti gli altri. Si individua negli ideali della bellezza, della ricercatezza, della raffinatezza, dell'esotismo, l'unico mezzo di distinzione dalle masse e di ricostituzione di un'identità perduta. A questo si aggiunge un atteggiamento che prende il nome di "dandismo", che in Inghilterra e in Francia stava ad indicare la snobistica ed eccentrica eleganza di quegli individui che cercavano in ogni modo di distinguersi, fino allo scandalo, attraverso la cura maniacale dell'abbigliamento, dei gusti e dei comportamenti. Esempi tipici possono essere individuati in molti romanzi del periodo: "Dorian Gray" di Wilde , "Andrea Sperelli" di D'Annunzio, ecc… Ultimo atteggiamento è quello dell'esotismo che rappresenta la ricerca del bizzarro e dell'inusuale, di tutto ciò che facesse risaltare in mezzo alla massa. 3- Quali sono gli artisti e i movimenti italiani che rientrano nel Decadentismo? In Italia, il Decadentismo non assunse il carattere radicale e dirompente che ebbe nella vicina Francia, dove la trasformazione economica in senso capitalistico avvenne in ritardo e in modo repentino: i primi accenni di Decadentismo in Italia cominciano a scorgersi solo sul finire dell'Ottocento, con Graf e Fogazzaro. Più decisa e consapevole l'adesione alle nuove idee e forme letterarie europee in autori come Pascoli, per la poesia basata sui miti dell'infanzia e dell'ignoto, e D'Annunzio, per il superomismo, l'estetismo e bellicismo nazionalistico. Esemplare è la figura di quest'ultimo, poeta e letterato ma anche uomo pubblico e straordinario precursore della moderna società dello spettacolo (si pensi al gesto clamoroso del suo volo su Vienna, con il lancio di volantini tricolori), il quale, rimarcando la superiorità dell'intellettuale, si atteggia a vate e condottiero degli spiriti più nobili e arditi della nazione. 4- Ci sono diverse tendenze nel Decadentismo italiano? In Italia non è possibile ritrovare una corrente letteraria unificante, ma piuttosto poetiche individuali che si rifanno ai miti italiani: quella del "superuomo" in D'Annunzio, del "fanciullino" in Pascoli, del "santo" in Fogazzaro. Una reazione a questi miti, all'affermazione eroica dell'io, è rappresentata dalla poesia dei crepuscolari italiani che si rifanno ai temi del decadentismo francese: appare cosi' evidente, in Italia più che altrove, della contraddittorietà del Decadentismo, poichè vi si trovano insieme l'esaltazione della forza e il rinchiudersi rinunciatario nel proprio mondo, la voglia di trasgredire e la flebile voce del fanciullo, il mito del superuomo e l'angoscia profonda dell'io. 5- Temi e motivi della poetica pascoliana? La poesia pascoliana è molto suggestiva e ha un'istintiva affinità con l'esperienza dei simbolisti francesi, anche se le manca quella dimensione contestatrice e trasgressiva propria di tali autori. 6- Temi e motivi della poetica dannunziana? La poetica e la poesia del D'Annunzio sono l'espressione più appariscente del Decadentismo italiano. Dei poeti decadenti europei egli accoglie modi e forme, senza però approfondirne l'intima problematica, ma usandoli come elementi decorativi della sua arte fastosa e composita. Aderisce soprattutto alla tendenza irrazionalistica e al misticismo estetico del Decadentismo, collegandoli alla propria ispirazione narrativa, naturalistica e sensuale. Egli rigetta la ragione come strumento di conoscenza per abbandonarsi alle suggestioni del senso e dell'istinto; spesso vede nell'erotismo e nella sensualità il mezzo per attingere la vita profonda e segreta dell'io. Egli cerca una fusione dei sensi e dell'animo con le forze della vita, accogliendo in sé e rivivendo l'esistenza molteplice della natura, con piena adesione fisica, prima ancora che spirituale. E' questo il "panismo dannunziano", quel sentimento di unione con il tutto, che ritroviamo in tutte le poesie più belle di D'Annunzio, in cui riesce ad aderire con tutti i sensi e con tutta la sua vitalità alla natura, s'immerge in essa e si confonde con questa stessa. La poesia diviene quindi scoperta intuitiva; la parola del poeta, modulata in un verso privo di ogni significato logico, ridotta a pura musica evocativa, coglie quest'armonia e la esprime continuando e completando l'opera della natura. La sua vocazione poetica si muta poi in esibizionismo e la poesia vuol diventare atto vitale supremo, una sorta di moralità alla rovescia, estremamente individualistica e irrazionale. Abbiamo allora l'esaltazione del falso primitivo, dell'erotismo o quella sfrenata del proprio io, indicata nei due aspetti dell'estetismo e del superomismo. L'estetismo è in definitiva il culto del bello, in pratica vivere la propria vita come se fosse un'opera d'arte, o al contrario vivere l'arte come fosse vita. Quest'atteggiamento, preso dal Decadentismo francese, è molto consono, corrispondente cioè alla personalità del poeta. Quindi l'esteta si limita a realizzare l'arte, ricercando sempre la bellezza; ogni suo gesto deve distinguersi dalla normalità, dalle masse. Di conseguenza vengono meno i principi sociali e morali che legano al contrario gli altri uomini. A differenza di questo, il superuomo assomiglia all'esteta, ma si distingue per il suo desiderio di agire: il superuomo considera che la civiltà è un dono dei pochi ai tanti e per questo motivo si vuole elevare al di sopra della massa; è l'esteta attivo, che cerca di realizzare la sua superiorità a danno delle persone comuni.
Inserito da dat il Ven, 11/08/2006 - 14:39 Visualizza per la stampa
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