Apuleio - Le metamorfosi

Le metamorfosi sono l’elaborazione latina di un romanzo greco del quale è rimasto solo un compendio (epìtome). Nel romanzo originale greco mancano la conclusione religiosa e i capitoli con sfondo religioso, aggiunta di Apuleio.

Apuleio si proclamava orgogliosamente filosofo platonico: in realtà egli non fu filosofo nel senso stretto della parola, ma semplicemente provvisto d’una cultura filosofica che per lui fu parte cospicua della preparazione retorica: Apuleio fu in sostanza un retore edlla Seconda Sofistica, con facile inclinazione e fors’anche spontaneo interesse per il neoplatonismo e per il misticismo che caratterizzava la cultura del mediterraneo orientale. Retore tipico com’era, volle apparire come un poensatore; per nulla razionalista, cedette alla suggestione del misticismo e dei culti misterici; volle e seeppe avvolgersi in un’aureola di dogmatismo e di cultura enciclopedica, persino di vaghi poteri magici, facendo di sé e del suo spirito un esemplare tipico del grande retore-filosofo secondo la moda; non mancò mai in lui la ricerca dell’effetto, così nella vita privata come nell’impostazione dell’attività culturale.

trovandosi Lucio in casa di Milone, si sviluppa su due registri sovrapposti per concludersi con un quadro centrale preludio al ritorno alle sembianze umane. Lucio viene punito per la insaziabile cupidigia di approdare a sempre nuove conoscenze; troverà pace e serenità solo quando riuscirà a capire e a valorizzare i misteri di Iside e della sua religione.

la tesi dello studioso francese R. Martin, da lui sostenuta nella pubblicazione “Il senso dell’espressione ‘Asinus aureus’, ed il significato del romanzo di Apuleio”, secondo la quale l’espressione suddetta alluderebbe ad un’incarnazione, sotto le spoglie dell’asino, di Seth, il dio della mitologia egiziana nemico di Iside ed Osiride. Al contrario, il relatore osserva che, da un lato, in tutta la letteratura latina, l’aggettivo “aureus” ha una valenza semantica positiva e, dall’altro che dallo stesso testo apuleiano “non emerge affatto un “tabu’” dell’oro di valenza anti-isiaca”. Tutto, invece, suggerisce l’interpretazione dell’oro come simbolo fulgente del culto isiaco, della redenzione, per la quale Lucio “merita il ritorno allo stato umano, e l’iniziazione sacerdotale al mistero”.

Metamorfosi E’ il titolo con cui la prima volta lo indicò Sant’Agostino nel “De civitate Dei” (18, 18): ma non si sa se l’aggettivo “aureus” sia stato coniato in riferimento alle doti eccezionali dell’asino, oppure alla qualità artistica del romanzo, oppure ancora al valore di edificazione morale insito nella storia del protagonista.

Introduzione. *Il romanzo, opera stravagante in 11 libri (numero stravagante: numero dei giorni necessari all’iniziazione), è forse l’adattamento (almeno nei primi 10) di uno scritto di Luciano di Samosata di cui non siamo in possesso, ma del quale ci è pervenuto un plagio intitolato “Lucius o L’asino”: si discute se A. abbia seguito il modello solo nella trama principale, o ne abbia ricavato anche le molte digressioni novellistiche tragiche ed erotiche. Non è improbabile, poi, che sia A. che Luciano abbiano (sia pure con intenti del tutto diversi) rielaborato un’ulteriore fonte, di cui ci testimonia Fozio: ovvero, un’opera intitolata, manco a dirlo, “Metamorfosi”, e attribuito ad un certo Lucio di Patre, il cui canovaccio esteriore è praticamente lo stesso dell’opera del nostro. “Le “Metamorfosi” di A. gravitano comunque nella tradizione della “milesia”, ma anche in quella del romanzo greco contemporaneo, arricchito però dall’originale e determinante elemento magico e misterico

Dunque, nell’opera, il magico si alterna con l’epico (nelle storie, ad es., dei briganti), col tragico, col comico, in una sperimentazione di generi diversi (ordinati ovviamente in un unico disegno, con un impianto strutturale abbastanza rigoroso), che trova corrispondenza nello sperimentalismo linguistico, nella piena padronanza di diversi registri, variamente combinati nel tessuto verbale: e il tutto in una lingua, comunque, decisamente “letteraria”.

La chiave “mistagogica”. *L’ultima parte del romanzo (libro XI), che si svolge in un clima di forte suggestione mistica ed iniziatica, non ha equivalente nel testo del modello greco. E’ evidente che è un’aggiunta di A., al pari della celebre “favola” di Amore e Psiche, che si trova inserita verso la metà dell’opera: centralità decisamente “programmatica”, che fa della stessa quasi un modello in scala ridotta dell’intero percorso narrativo del romanzo, offrendone la corretta decodificazione.

Ci si può chiedere se queste aggiunte non servano a spiegare l’intenzione dell’autore. In realtà l’episodio di Iside, come quello di Amore e Psiche, ha un evidente significato religioso: indubbio nel primo; fortemente probabile nel secondo, interpretato specificamente ora come mito filosofico di matrice platonica, ora come un racconto di iniziazione al culto iliaco, ora – ma meno efficacemente – come un mito cristiano.

Certo è, comunque, che tutto il romanzo è carico di rimandi simbolici all’itinerario spirituale del protagonista-autore: la vicenda di Lucio ha, infatti, indubbiamente valore allegorica: rappresenta la caduta e la redenzione dell’uomo, di cui l’XI libro è certamente la conclusione religiosa (lo stesso numero dei libri, 11, sembra del resto far pensare al numero dei giorni richiesti per l’iniziazione misterica, 10 appunto di purificazione e 1 dedicato al rito religioso). Il tutto farebbe delle “Metamorfosi”, così, un vero e proprio romanzo “mistagogico”, che sembrerebbe invero registrare l’esperienza stessa dello scrittore.

Romanzo che, tuttavia, qualunque sia la sua reale intenzione, ci offre una straordinaria descrizione delle province dell’impero al tempo degli Antonini e, in modo particolare, della vita del popolo minuto. Confrontato con quello di Petronio, dà la curiosa impressione che i personaggi vi siano osservati a maggiore distanza, come in un immenso affresco dove si muovono, agitandosi, innumerevoli comparse

Tipico esempio di “doppio” nella letteratura latina può essere considerato il romanzo di Apuleio, intitolato “Le Metamorfosi”, ma conosciuto anche come “Asino d’oro”.

“Le Metamorfosi” sono l’unico romanzo completo della latinità, poiché il “Satyricon” di Petronio ci è giunto in forma frammentaria.

“Le Metamorfosi” si riallacciano chiaramente al romanzo greco, di cui ripetono il motivo della peregrinazione dei personaggi in paesi lontani e il motivo dei contrasti o impedimenti che li ostacolano nel processo che li porterà al lieto fine. Ci sono, tuttavia, aspetti che suggeriscono di considerare il romanzo di Apuleio diverso dal romanzo greco: la novità principale è nel tema mistico: storia di un uomo che smarrisce la sua razionalità per colpa della curiositas, del suo interesse per la magia; supera, quindi, innumerevoli avventure nel percorso che lo porterà a ritrovarsi uomo grazie all’iniziazione ai misteri di Iside.

L’ultima parte del romanzo è caratterizzata da una “sphragìs”, un sigillo che dissolve l’illusione del racconto e identifica l’autore con Lucio. Al sacerdote di Osiride appare in sogno il dio in persona, che gli comunica che l’indomani si presenterà da lui un “Madaurensis”, per essere iniziato ai sacri misteri: Apuleio ha così sostituito se stesso a Lucio, suggerendo un’interpretazione dell’opera in chiave autobiografica. Ed è proprio in questa sezione, apparentemente slegata rispetto all’intero racconto, che viene spiegato il significato di questa vicenda: Lucio ha ceduto alla sua eccessiva inclinazione verso la curiositas, violando le leggi della natura a ricorrendo alla magia. In questo modo è caduto in balìa della Fortuna cieca, che sarà poi battuta dalla Fortuna veggente, rappresentata dalla provvidenza della dea Iside, che gli ha ridato le sembianze umane.

L’esempio di “doppio” in quest’opera è proprio il protagonista, Lucio, il quale, dopo aver subito la metamorfosi, vive a caso, temendo di organizzare razionalmente la propria vita. Diventato uomo-bestia, Lucio perde la sua precedente posizione sociale, diventando succube della volontà altrui. La conquista della razionalità, del dominio di sé avviene nel momento in cui Lucio, lasciata la propria bestialità, si fa iniziare al culto degli dei Iside e Osiride.

E la sua rinascita, il suo ritorno nel “mondo degli uomini” implica anche un messaggio religioso, perché ha un qualcosa di miracoloso: la salvezza dell’uomo, infatti, è un dono gratuito della divinità.

I passi dell’opera in cui è più evidente la tematica del doppio sono quello in cui è descritta la metamorfosi di Lucio, quello in cui la dea Iside accetta la preghiera dell’asino e quello in cui Lucio ritorna uomo.

A partire dagli ultimi decenni del 1400 si assiste, in campo letterario ed artistico, alla rivalorizzazione del romanzo “Le Metamorfosi o l’Asino d’Oro”. Famosa una traduzione, ad opera di Marco Matteo Boiardo, accompagnata da 62 xilografie, edita in Venezia nel 1519, Il successo era, probabilmente, dovuto anche ad una certa rassomiglianza tra la “dottrina” apuleiana e l’epoca contingente, i tempi rinascimentali, dopo la scoperta del “nuovo mondo”: desiderio di nuove conoscenze e nuove esperienze, una sorta di neo-platonismo, o di tutto quanto passava sotto questo termine, dal misticismo alla stessa magia.

Trama. *La storia narra di un giovane chiamato Lucio (identificato da A. con lo stesso narratore), appassionato di magia. Originario di Patrasso, in Grecia, egli si reca per affari in Tessaglia, paese delle streghe. Là, per caso, si trova ad alloggiare in casa del ricco Milone, la cui moglie Panfila è ritenuta una maga: ha la facoltà di trasformarsi in uccello. Lucio - avvinto dalla sua insaziabile curiositas - vuole imitarla e, valendosi dell’aiuto di una servetta, Fotis, accede alla stanza degli unguenti magici della donna. Ma sbaglia unguento, e viene trasformato in asino, pur conservando coscienza ed intelligenza umana. Per una simile disgrazia, il rimedio sarebbe semplice (gli basterebbe mangiare alcune rose), se un concatenarsi straordinario di circostanze non gli impedisse di scoprire l’antidoto indispensabile. Rapito da certi ladri, che hanno fatto irruzione nella casa, durante la notte stessa della metamorfosi, egli rimane bestia da soma per lunghi mesi, si trova coinvolto in mille avventure, sottoposto ad infinite angherie e muto testimone dei più abietti vizi umani; in breve, il tema è un comodo pretesto per mettere insieme una miriade di racconti.

Nella caverna dei briganti, Lucio ascolta la lunga e bellissima favola di “Amore e Psiche”, narrata da una vecchia ad una fanciulla rapita dai malviventi: la favola racconta appunto l’avventura di Psiche, l’Anima, innamorata di Eros, dio del desiderio, uno dei grandi dèmoni dell’universo platonico, la quale possiede senza saperlo, nella notte della propria coscienza, il dio che lei ama, e che però smarrisce per curiosità, per ritrovarlo poi nel dolore di un’espiazione che le fa attraversare tutti gli “elementi” del mondo).

Sconfitti poi i briganti dal fidanzato della fanciulla, Lucio viene liberato, finchè – dopo altre peripezie – si trova nella regione di Corinto, dove, sempre sotto forma asinina, si addormenta sulla spiagga di Cancree e, durante una notte di plenilunio, vede apparire in sogno la dea Iside che lo conforta, gli annuncia la fine del supplizio e gli indica dove potrà trovare le benefiche rose. Il giorno dopo, il miracolo si compie nel corso di una processione di fedeli della dea e Lucio

, per riconoscenza, si fa iniziare ai misteri di Iside e Osiride.

Problemi interpretativi

Importante l’unità del romanzo, di ispirazione e di composizione.

Divario tra il realismo dei primi 10 libri e il misticismo dell’ultimo, cmq 11° è la chiave di interpretazione delle precedenti avventure; anche la favola di Amore e Psiche, col suo trasparente simbolismo e la sua collocazione al centro dell’opera, ci suggerisce di intendere tutto il romanzo in funzione dell’ultimo libro: una vasta allegoria che delinea l’itinerario di un’anima umana dalla corruzione terrena alla purificata redenzione.

Anche le novelle che a prima vista possono sembrare superflue in realtà rivelano una loro funzione nei loro legami con la magia.

Le metamorfosi vengono spesso definite un opera «composita» per evidenziare i due elementi, realismo e misticismo, compresenti e contrastanti nell’opera.

Lingua e stile

Sa fondere assieme il termine arcaico con quello popolare, ottenendo espressività e rispettando i valori semantici della lingua arcaica.

dominio assoluto degli strumenti retorici, usa molte ricercatezze, come rime, assonanze, antitesi….. manifesta compiacenza di se stesso e della capacità d’invenzionwe retorica.

Diversa da severità cicerone, brevità sallustio e tacito

Vocabolario ricco, x Apuleio il vocabolo era molto imp. Paroile arcaiche, tonalità arcaicizzanti, elementi popolari, parole poetiche, periodi brevi o brevissimi accostati a mo di cantilena rendono effetti artistici vari, strutture abnormi, a volte forzate o trascurate o precisi nel dettaglio.

Cose varie

Romanzo «di avventure» per colpi di scena, rapimenti, oscenità, amore, assassini;

Romanzo «iniziatico» per il senso di peccato e per l’ansia di espiazione, per il numero dei libri inusuale;

Romanzo «autobiografico» per la narrazione in prima persona, per l’epilogo nell’ultimo libro, per il soggettivismo accentuato sullo studio dello sviluppo spirituale e formazione morale del protagonista

Pinocchio di Collodi

Gregor Samsa di Kafka

Heinse, Novalis per il romanticismo ottocentesco, aspetto autobiografico mistico, soprattutto romantici tedeschi, «i quali vi hanno scorto il prototipo di quei loro romanzi autobiografici ove sono minuziosamente seguiti lo sviluppo spirituale, la formazione morale e intellettuale del protagonista, facilmente identificabile con l’autore»;

Nel proemio l’opera è rappresentata come un festoso intreccio di racconti nello stile delle Milesie, l’intento allegorico appare chiaro solo nella scoperta conclusione del romanzo (festevolezza si tramuta in enfasi edificatoria commossa). Resta esplicito il riferimento alle Milesie;

Diversità tra la tonalità fiabesca di Amore e Psiche e la drammaticità ad esempio, della novella della moglie gelosa di sua cognata;

Apuleio porta alle estreme conseguenze il tipico perdsonaggio-narratore, sempre curioso e assetato di sapere, mosso dal desiderio di giungere a qualche verità, se non alla Verità;


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