Come e perché si è formato l'universo e che cosa succederà dell'universo, alla fine? Il problema, in una forma o nell'altra, deve essersi presentato come oggetto di riflessione sin dai tempi immemorabili, per quel comune bisogno dell'uomo di sapere. Esso, infatti, riguarda da vicino l'uomo, la sua origine e il suo destino e si concretizza nelle domande: chi sono, da dove vengo, dove vado? Fin dalla più antica civiltà si hanno testimonianze di tentativi di costruire immagini o modelli del cosmo (del suo stato e delle sue origini), che fossero in accordo con le conoscenze naturali disponibili e con le idee generali prevalenti: di costruire cioè una cosmologia.
La cosmologia è la scienza che si occupa di indagare sull'origine, la costituzione, la struttura e l'evoluzione dell'universo. In questi anni che precedono la fine del millennio sta godendo di un periodo fecondo di creatività, un'età d'oro in cui nuove osservazioni e nuove teorie ampliano in maniera sorprendente la nostra conoscenza ed esaltano il nostro riverente timore nei confronti dell'universo. Ma quest'epoca d'oro può essere meglio compresa alla luce degli avvenimenti precedenti. La conoscenza scientifica è sempre provvisoria. La storia della scienza mostra una serie di progressiva di teorie accettate per un periodo di tempo, per poi essere rovesciate o modificate una volta contraddette da nuove osservazioni.
E' per questo che ho deciso di ripercorrere le tappe principali che ci hanno condotto all'attuale concezione dell'universo. Quest'anno ho avuto modo, inoltre, di coltivare questo mio interesse grazie allo studio dell'astronomia in scienze, di Lucrezio in latino e di Dante in italiano.
Ho quindi scelto di approfondire il dibattito cosmologico svoltosi nel nostro secolo e di analizzare il "De rerum natura" di Lucrezio e la "Divina Commedia" di Dante, come esempi significativi delle due antiche visioni del mondo: da una parte un universo infinito in cui coesistono innumerevoli mondi, idea propugnata inizialmente da Democrito e poi riproposta da Epicuro, dall'altra un mondo unico, chiuso, finito, fatto di sfere concentriche, geocentrico e diviso in due parti qualitativamente distinte, concepito nel mondo greco da Aristotele e Tolomeo, che finiranno poi per imporre il loro punto di vista alla cultura ufficiale fino alla fine del Medioevo.
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